the crown 4 diana carlo

The Crown è la serie Netflix incentrata sul regno di Elisabetta II e, a fine corsa, coprirà un arco temporale che va dal 1947 ai primi anni 2000. La serie ideata da Peter Morgan finora ha conquistato pubblico e critica, ha elevato al rango di star Claire Foy e ha smarcato definitivamente Matt Smith dall’essere ricordato esclusivamente nelle vesti di Eleven. Il coinvolgimento del pubblico ha fatto sì che il casting di Elisabetta II risultasse appassionante quasi quanto quello del Dottore: dopo aver ammirato Claire Foy, possiamo godere dell’interpretazione di Olivia Colman che dalla prossima stagione cederà lo scettro a Imelda Staunton.

Una serie di (meritato) successo,  quindi, ma che proprio quest’anno all’improvviso ha suscitato l’interesse di tutti quelli che avevano ignorato le prime tre stagioni, al punto che la domanda ricorrente all’indomani dell’uscita della nuova è stata: “Posso iniziare dalla quarta senza aver visto le altre?”. Ora, The Crown non è una serie antologica, però può essere presa a blocchi storici o tematici e quindi sì, si può iniziare a vedere dalla quarta, ma con la consapevolezza di perdere un pregresso narrativo enorme che ha portato ogni singolo personaggio a occupare quello spazio storico, politico e sociale in cui li troviamo, con la conseguenza di non poter cogliere la fitta rete di relazioni che intesse i protagonisti nella stessa trama. E quindi, perché tanta urgenza di iniziare subito? La risposta è Lady Diana.

Di nuovo, la Principessa del Galles trasforma qualcosa a proposito della famiglia reale in qualcosa a proposito di sé stessa, sottraendo riflettori e conversazione mediatica a Elisabetta e Carlo d’Inghilterra. I fatti storici narrati nelle prime tre stagioni possono apparire distanti, mentre la prossimità dell’epoca presa in considerazione dalla quarta probabilmente ha attratto un bacino più ampio di pubblico, ma quello che ha funzionato da catalizzatore per quest’ultima stagione è innegabilmente il richiamo di un personaggio che, a 23 anni dalla morte, riesce ancora a essere la notizia del giorno.

the crown 4 diana

Diana Spencer, nelle intenzioni, avrebbe dovuto incarnare la mitologica figura della ragazza acqua e sapone, anche se dal pedigree di razza, conquistare la benevolenza del popolo, ed essere in grado di restare al suo posto, ovvero dove l’avrebbero collocata Elisabetta e Carlo. La famiglia reale supponeva, quindi, di aver scelto una ventenne facilmente plasmabile, e invece si sono ritrovati in casa un’accentratrice in grado di calamitare il favore della folla, una donna affamata di amore e attenzioni, un carattere refrattario alle costrizioni della vita di corte, un mostro della comunicazione, una che con gli account Instagram dei Ferragnez e delle Kardashian ci si sarebbe spazzolata le scarpe. A queste condizioni, quella che è stata spacciata in diretta mondiale come la favola del secolo si è rivelata una storia dell’orrore.

E di fatti ogni episodio incentrato su Diana (Emma Corrin) e Carlo mostra, in fin dei conti, la storia di una ingenua fanciulla che entra a far parte di una famiglia all’apparenza da fiaba, ma che si rivela fredda e distaccata, e che la tiene in ostaggio per servire alle mire di un marito anaffettivo e fedifrago innamorato di un’altra donna. E noi sappiamo che tutto questo cambierà quando la ragazza, per sopravvivere, riuscirà a trasformarsi in un mostro – della comunicazione, come dicevo – e a divorare mediaticamente la famiglia che non potrà più a liberarsi della fanciulla neanche dopo la sua morte: il fantasma di lei riuscirà infatti a perseguitarli notte e giorno anche a decenni di distanza, perfino attraverso una serie congegnata per avere Elisabetta II al suo centro, ma che adesso in tanti vogliono iniziare solo perché c’è lei: La Principessa del Popolo. 

the crown 4 gillian anderson

Peter Morgan romanza e rielabora per esigenze di fiction la storia tra Carlo e Diana, ma è chiaro che la vicenda viene mostrata in modo da suscitare simpatia per Diana, mentre Carlo ne viene fuori come una sorta di Salieri roso dall’invidia per la naturale capacità della moglie di conquistare l’amore delle folle. A onor del vero, però, va notato come la scelta di Josh O’Connor per il ruolo di Carlo sia stato un grande favore al principe del Galles qui rappresentato da un attore molto espressivo in grado di sfoggiare dei puppy eyes da manuale che procurano una certa misura di comprensione verso un uomo da una parte schiacciato da una madre titanica, dall’altra provato dal dover rinunciare all’amore della vita. Peccato, però, la scrittura sia carente nell’andare a fondo del personaggio di Diana mostrata quasi completamente priva di un’agenda personale e di quelle ambizioni che pure aveva. Il personaggio viene riscattato dalla regia e dalla bravura di Emma Corrin che si è data anima e corpo per far rivivere Diana Spencer evitando accuratamente l’effetto imitazione.

Va meglio la caratterizzazione di un altro personaggio, quello di Margaret Thacther interpretato da una purtroppo grandiosa Gillian Anderson. Dico purtroppo perché la maestria con la quale l’attrice si è calata nei panni della Lady di Ferro è tale che l’ammirazione e l’affetto per Anderson rischiano di essere fraintesi per sentimenti di simpatia verso l’ex primo ministro britannico che non merita affatto di beneficiare di un simile regalo, seppure in un’opera di finzione. Ma anche in questo caso l’intento di Morgan è quello di focalizzarsi sul personaggio, la Storia arriva di conseguenza (la guerra delle Falkland, per esempio, è trattata in estrema sintesi) e viene subordinata alla resa delle protagoniste siano esse Diana, Elisabetta II o, per l’appunto, Thacther.

La quarta stagione di The Crown è in definitiva un excursus agile e smaltato di poco più di un decennio, dal 1979 alle dimissioni di Thachter nel 1990, in cui spiccano prove attoriale eccellenti e queste, unitamente agli alti valori produttivi e un’esecuzione impeccabile di tutti i processi della filiera seriale, danno un senso alla storia di un mondo che nel 2020 appare sempre più anacronistico e inqualificabilmente privilegiato. Senza la contestualizzazione delle grandi sfide della Storia, la famiglia reale appare esattamente come si mostra agli occhi di Margaret Thacther in visita a Balmoral: un gruppo di bifolchi che ha vinto alla lotteria del lignaggio.



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Mara Ricci

Serie tv, Joss Whedon, Jane Austen, Sherlock Holmes, Carl Sagan, BBC: unite i puntini e avrete la mia bio. Autore e redattore per Serialmente, per tenermi in esercizio ho dedicato un blog a The Good Wife.

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